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al testo di Loredana Savelli
Stuccatore
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La certezza di nutrirsi (di polvere) nel girone di un normale inferno. Salvador: stuccatore. Plasma, spalma, alliscia, taglia. “Com’è triste essere poveri”. Si piega sulle corte ginocchia e intanto le mani creano. “Estoy cansado de trabajar.” L’indomani sorge prima del sole in Perù.
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Fiammetta Lucattini
- 01/07/2013 09:54:00
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Come ben sai amo particolarmente la poesia-verità. Qui il tuo stuccatore cè tutto, povero ma dignitoso, merce rara. Un abbraccio.
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Ferdinando Battaglia
- 30/06/2013 20:40:00
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E latrio di ogni poeta, lanticamera di ogni vocazione artistica: "Comè triste essere poveri".
Ciao Lory
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Loredana Savelli
- 30/06/2013 20:18:00
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a Franca ed Emilio, grazie. Ettore il nome vero dello stuccatore, cinquantanni di cui almeno venti in Italia, alto meno di uno e sessanta, ma con tanta tanta consapevolezza e tanto tanto senso dellonestà. Persone rare, ormai, in Italia e forse anche altrove. Ciao a tutti, buona serata.
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Franca Alaimo
- 30/06/2013 16:23:00
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Allinterno di una tenue musicalità, quasi consolatoria, lo stuccatore peruviano ripete la sua fatica obbedendo al suo destino di povertà. Chino sulla materia, stanco, è, tuttavia, una figura forte, che aderisce al comando della vita, una presenza netta dentro luce del sole: una specie, anche, di memento allingiusta sperequazione fra ricchi e poveri che da sempre caratterizza la storia dellumanità.
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Emilio Capaccio
- 30/06/2013 15:26:00
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“Com’è triste essere poveri”.
Sapessi quanto hai ragione!
Toccante, questa tua poesia, delicatamente "savelliana"!
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